giovedì 14 gennaio 2010

Telegrammi su Istanbul



Allettati dai molti commenti positivi di amici che già l’avevano visitata e dall’idea di sfuggire a cenoni e cliché vari, prenotiamo per Istanbul, perla incastonata tra due continenti, partenza il 31 dicembre.


Ad attenderci troviamo tanto vento e troppi italiani, entrambi ci faranno compagnia per il resto del breve viaggio.

La storia si respira ad ogni angolo di Costantinopoli, i minareti svettano su tutti i quartieri della città con piccole chiese ad intrufolarsi di tanto in tanto.

Bella la Moschea Blu che aveva l’ingrato compito di surclassare in bellezza Aya Sophia, all’epoca una chiesa, compito che ai nostri occhi, nonostante la suggestiva architettura, non gli è riuscito.

Aya Sophia di fatto è una bellissima chiesa, poi diventata Moschea e finalmente convertita in museo. Risulta chiaro che avrebbero fatto meglio a lasciarla chiesa cristiana.

Affascinante è stato perdersi nelle vie del Gran Bazar tra tessuti, narghilè, stampe monili ed ogni altra cosa vi venga in mente, tranne le batterie, ricordatevene per tempo.

Sudare nell’hammam di Cemberlitas è stato a tratti mistico…a tratti storico..a tratti antigienico ma è un’esperienza da provare stando lì.

Poi Topkapi con il suo meraviglioso Harem, dove provare un po’ di invidia per la vita dei sultani è scontato, un po’ meno per quella degli eunuchi. Quindi Eyup con il suo resort a 5 stelle sotto terra (cimitero vista mare) con caffè turco nel bar dove Pierre Loti (mai sentito nominare prima questo scrittore francese) traeva ispirazioni e via verso la parte asiatica dall’altra parte del Bosforo, parte asiatica che, almeno per quei quartieri visitati, non brilla certo per differenze notevoli e tipicità.

Nel tardo pomeriggio le preghiere recitate nelle moschee fanno da colonna sonora a lunghe passeggiate, sopra le testa nuvole spesso clementi ed aromi speziati su per il naso.

Da non perdere la cisterna romana, illuminata suggestivamente, con le sue innumerevoli colonne a ricordarci di continuo che ubi maior…

Attenzione ai tassisti, specie purtroppo globalizzata nell’atteggiamento, controllate che accendano sempre il tassametro ad inizio viaggio, diffidate da somme forfetarie e controllate sempre che la tariffa sia quella base (1) a meno che non sia notte, e pregate che conosca le strade e/o due parole di inglese. Gli hammam secondo me sono stati costruiti per rilassarsi dopo il nervoso che ti fanno venire i tassisti :-).

Istanbul più che guardata va assaporata respirata ed ascoltata, l’energia vibrante delle sue moschee, la pelle d’oca delle sue preghiere, il kebab che insinua tra lo smog e l’odore dei tessuti del gran bazar.

Unico grande rammarico, almeno dal mio punto di vista, è la ricerca lampante della globalizzazione, la voglia di entrare in Europa per essere come noi, per avere quello che abbiamo noi, ed inevitabilmente sacrificheranno gran parte della loro cultura, delle loro tradizioni così come abbiamo fatto noi. Ed il problema della globalizzazione è proprio questo, ti illude di darti molto di più, ma ti fa perdere l’identità per delle cose che alla fine ne puoi fare tranquillamente a meno.

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